Bella iniziativa di Ducati che, in stretta sinergia con Troy Bayliss, realizza questa moto che ha il compito di celebrare i 20 anni dal primo titolo conquistato in Superbike dal pilota australiano.
Il binomio Bayliss-Ducati nasce nel 2000, quando l’azienda bolognese cerca in fretta e furia un pilota in grado di sostituire Fogarty, seriamente infortunato.
Considerato il curriculum del pilota inglese, certamente un’operazione non facile!
Dalla rosa dei nomi dei possibili candidati spuntò fuori quello di Bayliss: ottima scelta, possiamo dire oggi, in quanto Troy seppe conquistare presto la fiducia dei vertici di Ducati Corse, nonostante la prima gara in Giappone si fosse rivelata molto infelice: due manche concluse con altrettante cadute!
Nonostante questo esordio, ebbe però modo di rifarsi velocentemente: in sella alla sua moto, che già portava il numero 21, a Monza fece vedere subito il suo valore: da quinto a primo alla staccata della prima variante, roba da pelle d’oca!
Nonostante si debba confrontare con circuiti a lui sconosciuti, la generosità e capacità di Troy fanno sì che guadagni sul campo l’ammirazione e il rispetto dei tifosi, raggiungendo, alla fine della stagione 2000, la sesta posizione nella classifica piloti e la conseguente conferma a pilota ufficiale per il 2001.
Da lì nasce un connubio inossidabile, che ha reso Troy il beniamino di tutti i ducatisti e certo non solo per le sue doti di pilota, pur eccelso; sono noti a tutti la sua umiltà e disponibilità, tanto che, pure in un ambiente difficile come quello delle corse, è stimato da tutti.
Troy Bayliss dimostrò fin da subito di essere un vero combattente, uno in grado di salire su moto fra loro diverse, ma di ottenere sempre lo stesso risultato: la vittoria!
In questo senso, qualcuno azzardò un paragone molto ambizioso, accostandolo a un grandissimo come Mike Hailwood.
Del resto, anche il britannico trionfò in una gara alla quale partecipò quasi per caso, il Tourist Trophy del 1978, e con una moto allestita dalla Casa di Borgo Panigale. Bayliss come Mike, dunque, monta in sella e vince!
Così fece nel 2001, quando appunto conquistò il suo primo titolo, riuscendo a emergere come miglior talento nella battaglia sportiva combattuta con i compagni di marca per tutta la stagione: Ben Bostrom in forma smagliante e il Ruben Xaus migliore che si sia mai visto.
Avrebbe potuto vincere il titolo anche nel 2002, ma incontrò sul suo cammino un certo Colin Edwards con cui ingaggiò un duello lungo una stagione, rimasto impresso nei ricordi di tutti gli appassionati: qualcuno si è per caso dimenticato della gara di Imola di quell’anno?
Per Troy, nel 2003 si aprono le porte di un nuovo mondo: la Ducati debutta in MotoGP e lui, insieme a Loris Capirossi, divenne protagonista di una buona stagione in cui ottenne Il sesto posto nella classifica generale con 128 punti raggiunti anche grazie a tre podi.
L’operazione si ripetè anche nel 2004, ma fu più avara di soddisfazioni, anche a causa di una moto meno competitiva rispetto a quella dell’anno precedente; da ricordare comunque il suo podio nella gara finale di Valencia, quando in Ducati si era ormai deciso il suo ritorno in Superbike.
Ma Troy non se la sentiva, era sicuro di avere ancora molto da dare nella categoria regina, quindi accettò la sella della Honda nella scuderia di Sito Pons: un’esperienza che non si rivelò fortunata anche perché funestata da un infortunio che gli impedì di disputare le ultime gare.
Facile per lui, quindi, l’anno successivo, accettare l’offerta di Ducati e tornare a gareggiare in Superbike.
Mai scelta fu più felice; l’australiano incontra così la 999, moto che ha amato più di ogni altra, tanto che vincerà il suo secondo titolo, siamo nel 2006, senza troppe difficoltà.
Sul serbatoio è riprodotto l’autografo di Troy, mentre sulla piastra di sterzo, in alluminio ricavata dal pieno, è riportato il nome della moto e la numerazione progressiva.
La moto è dotata di componentistica Öhlins al massimo livello, con forcella NX30 e ammortizzatore TTX36.
Molto particolare la cover del finale del silenziatore in fibra di carbonio.
Ducati è fiera di lui e lo ringrazia facendolo partecipare, come wild card, in sella alla Desmosedici nell’ultima gara della stagione MotoGP a Valencia; fu un vero e proprio trionfo, Bayliss centra una bellissima vittoria!
Grazie a quell’impresa, è l’unico pilota nella storia capace di vincere in MotoGP e nel WorldSBK
Nel 2007, la 999 è ormai arrivata al limite dello sviluppo e Troy deve soccombere a Toseland e alla sua Honda.
Lo aspetta però la 1098, una nuova moto, il mezzo con il quale riuscirà a compiere il suo disegno: vincere tre titoli mondiali in Superbike con tre moto diverse, le bicilindriche 996 R, 999 R e 1098 R.
Dopo avere ottenuto questo incredibile risultato, Troy si rende conto che è il momento di lasciare, da vincente come un campione e uomo come lui devono e sanno fare.
Il suo curriculum parla per lui: 52 vittorie e 94 podi, una carriera leggendaria che merita di essere celebrata nel modo migliore, ora che in questo 2021 ricorre il ventesimo anniversario del suo primo titolo mondiale.
La 996 del 2001
“L’opportunità di provare la moto di Bayliss nei primi test invernali di novembre a Valencia mi ha confermato l’eccellenza della 996 R. In confronto alla 996 del 2000 – che ho guidato esattamente un anno prima sullo stesso circuito – con la quale Troy riuscì a piazzarsi soltanto sesto nel mondiale, quella che ha vinto nel 2001 è un gioiello con 10 Cv in più a parità di peso, ma più facile da guidare. La maggiore potenza del nuovo motore Testastretta fornisce un’accelerazione ancora migliore in uscita dai tornanti di Valencia ed è erogata in maniera più regolare e lineare rispetto al desmoquattro 2000. […]
Che moto!
Nei tornanti di Valencia, la 996 R si trasforma in una Superbike semiautomatica con quasi la stessa elasticità di un maxi scooter, ma con dieci volte tanto di cavalli. Si deve tenere la moto in seconda per una serie di curve, inserendo solo occasionalmente la terza o anche la quarta. […]
La cosa che più impressiona è la fenomenale accelerazione fino al fuori giri della Ducati, con la sospensione Öhlins posteriore ottimamente regolata che scarica tutta quella corposa coppia e potenza sull’asfalto.
Nonostante tutta questa spinta ai medi regimi, sembra normale cambiare alla massima potenza, ovvero intorno ai 12.000 giri, come Troy Bayliss mi ha confermato di fare lui stesso. […]
Anche il resto della moto è apprezzabile. Il modo in cui Troy Bayliss assetta la sua moto è esattamente uguale al mio, con il sistema tipicamente australiano di abbassare la sospensione posteriore, allungando il retrotreno per una maggiore stabilità, ma con un angolo di sterzo a 23,5° per farla sterzare velocemente, insieme a una impostazione abbastanza morbida della forcella che aiuta a frenare efficacemente e assorbire le imperfezioni dell’asfalto“.
Ducati gli dedica quindi una versione speciale, prodotta in serie numerata, la Ducati Panigale V2 Bayliss 1st Championship 20th Anniversary.
La moto si caratterizza per la sua speciale livrea, la cui grafica si ispira appunto a quella della 996 R, rivisitandone colori e proporzioni: da considerare come il nome di questo modello sia stato scelto direttamente dal pilota, che ha contribuito attivamente anche alla scelta del concept grafico più adatto.
Protagonista è sicuramente il numero 21, quello da sempre utilizzato in Superbike dal campione australiano, che in questo caso funziona anche da richiamo al 2021, anno in cui viene appunto presentata la moto.
A chiarire di cosa stiamo parlando, ci pensa poi l’autografo di Troy riprodotto sul serbatoio, mentre sulla piastra di sterzo in alluminio ricavata dal pieno sono riportati il nome della moto e la numerazione progressiva di questo modello unico.
Ma la V2 Bayliss non si differenzia solo per la sua estetica, in quanto anche sul piano tecnico ha molto da dire, come testimoniano le sospensioni Öhlins (forcella NX30 e ammortizzatore TTX36) il meglio di quanto si possa richiedere in materia! Al pacchetto va aggiunto anche l’ammortizzatore di sterzo.
Come si conviene a una moto ispirata dal mondo delle corse, rispetto alla versione standard, questa V2 è più leggera di 3 Kg, grazie all’adozione della batteria agli ioni di litio e alla scelta della configurazione monoposto che richiama esplicitamente il look della moto da gara (sella passeggero e pedane sono disponibili nell’equipaggiamento a corredo).
L’offerta è completata dalle manopole sportive, dalla cover del finale del silenziatore in fibra di carbonio e titanio e dalla sella pilota realizzata abbinando due diversi materiali tecnici con doppia cucitura rossa su cui è ricamato il numero 21 di Troy in bianco affiancato da due bande verticali di colore verde e rosso a comporre la bandiera italiana.
La Panigale V2 Bayliss 1st Championship 20th Anniversary sarà presto disponibile nei concessionari Ducati al prezzo di 20.990 euro (prezzo riferito al mercato italiano).
Una moto sicuramente destinata ai collezionisti, ma anche ai numerosissimi fan del grande Troy!