Prova Ducati 1098

Prova Ducati 1098

É stata già riconosciuta a furor di popolo come la vera erede della 916: ciclistica al top, freni da paura e un motore che fa scintille, ma destinato all’utilizzo in circuito.

Prima di iniziare a parlare della Ducati 1098 da un punto di vista dinamico, è bene fare qualche puntualizzazione sulla linea della nuova nata: da molte parti, fra appassionati, ma anche sulla carta stampata, si sono uditi e letti commenti che non hanno certo fatto la felicità dei proprietari del precedente modello super sportivo Ducati, ovvero, la tanto bistrattata 999.

Questa, infatti, nel confronto con il nuovo modello viene oltremodo sminuita. Non siamo qui a cercare di metter pace tra le parti, ma non riteniamo adeguate le espressioni drastiche del tipo “…finalmente è tornata una Ducati vera” oppure “…per fortuna, lo stile Ducati trionfa nuovamente…”.

La 1098 rappresenta comunque un’evoluzione, sia pur estremamente drastica e innovativa, di un progetto già da tempo vincente, realizzata per confrontarsi, in quanto a potenza e prestazioni, con le attuali migliori realtà sportive presenti sul mercato. Tutto questo senza nulla togliere alla 999, la cui veste ha creato in molti qualche perplessità, ma che, con il tempo e le modifiche apportate, alla fine si è globalmente fatta apprezzare.

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Il marchio Ducati torna sul serbatoio, come ai tempi della 916. Anche questo è un segnale che identifica la volontà da parte del marchio di Borgo Panigale di tornare a un’impostazione classica.

Ricordiamoci che questo modello è il campione mondiale Superbike in carica e rappresenta il modello con cui Ducati cercherà di difendere il titolo anche nel 2007. Senza, quindi, fare alcun paragone con il passato, a noi la 1098 piace molto, da qualsivoglia angolazione la si osservi, perché, se da una parte non fa niente per nascondere la “cattiveria” che si porta dentro, contemporaneamente può vantare linee e forme estremamente eleganti e raffinate. Anche in questo senso, abbiamo sentito ripetere più volte che la 1098 “soffre” di una parentela un po’ troppo stretta con la MV F4, nata dalle idee e dalla matita di Massimo Tamburini, padre anche della gloriosa 916. Certo, ai più attenti, la linea della nuova Ducati può ricordare in vari punti altri modelli, ma la visione globale è senz’altro originale, di grande carattere. In questo senso, segna una netta discontinuità con il precedente modello, presentandosi come punto di riferimento nel settore. Ovviamente, non solo per stile e design…

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Sopra: la posizione dell’ammortizzatore posteriore è decisamente più avanzata rispetto ai modelli 998 e 999.

In sella alla Ducati 1098

Per i ducatisti da tempo, una volta impugnato il manubrio, il riferimento è chiaro: la 1098 torna all’impostazione, alla posizione di guida, al carattere della 916. La moto è piccola, stretta, e richiede al pilota una posizione di guida da vera sportiva, con il peso caricato sui polsi. I più alti, in questo senso, forse si troveranno a disagio, ma i movimenti in sella – sia longitudinali che laterali – si rivelano naturali e mai costretti, grazie anche al notevole spazio disponibile per arretrare la seduta. Un pregio che in pista, per assurdo, si può rivelare un difetto, in quanto viene a mancare l’appoggio per le terga!

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Il design di alcuni particolari della 1098 non brilla per originalità, ma nel complesso la moto è innegabilmente molto bella.

Ovviamente, non è una moto confortevole, è pur sempre una sportiva, ma non richiede doti da fachiro per essere guidata. In più, sembra, ma dobbiamo avere la conferma di un test estivo, che gli attributi maschili non siano più a rischio surriscaldamento come avveniva sulle precedenti Hypersport. In conclusione, quindi, la posizione di guida è accettabile (anche se la 999, sotto questo punto di vista, era imbattibile), mentre il riparo offerto dal cupolino, soprattutto nella classica posizione di guida da amatore, è decisamente precario anche per brevi trasferimenti autostradali. Bellissimo il cruscotto, che vi farà sentire un novello Capirossi (visto che la stessa identica unità viene montata anche sulla Desmosedici GP7 dell’imolese), con tantissime informazioni che vi sarebbero così utili se solo aveste il tempo per guardarlo!

La sua posizione, poi, immaginiamo studiata appositamente per il pilota in piena velocità, inserito in carena, non permette una buona visuale a chi “girella” con la testa ben al di fuori del cupolino. Se poi siete innamorati dei vostri gomiti, gli specchietti della 1098 fanno per voi: ad ogni sguardo li avrete sotto i vostri occhi.

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Se invece siete più interessati a utilizzarli per controllare quello che avviene dietro di voi, preparatevi a qualche interessante evoluzione acrobatica.

La soluzione a questo difetto comunque c’è, e l’abbiamo provata in autostrada: nel dubbio che qualche auto desiderasse avere strada, abbiamo girato di 0,1 gradi il polso destro e abbiamo visto il tachimetro digitale segnalarci una velocità tale che dubitiamo seriamente che un’ipotetica macchina possa essere rimasta in scia.

La 1098 in pista

La pista è sicuramente l’ambiente naturale della creatura. E’ in questa situazione che si apprezza il punto forte della nuova proposta, ovvero il motore. Non si trova aggettivo adatto per definirlo: il più rispondente alle nostre impressioni potrebbe essere “totale”.

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Ce n’è sempre, a tutti i regimi, in tutte le curve, in tutte le marce! L’esaltazione che viene generata da un arco di utilizzo così ampio su un propulsore studiato per le grandi prestazioni non l’avevamo mai provata prima.

Entrare in una curva stretta, da seconda o anche terza, praticamente sottogiri, e venirne fuori con la naturalezza degna di una moto turistica è veramente una sensazione unica. Anche perché poi, aprendo il gas con la stessa marcia inserita, la moto si distende in un allungo progressivo fino a quando, oltrepassati i 7000 giri, la ruota davanti tenta di sollevarsi. Una simile elasticità è senz’altro da imputarsi ai prodigi dell’elettronica, che rendono fruibile una tale quantità di cavalli e coppia.

Dal punto di vista della ciclistica, un avantreno così diretto e caricato, costringe a restare in “campana” per l’estrema rapidità di discesa in piega e per l’immediata reattività in corrispondenza delle sconnessioni e irregolarità più evidenti dell’asfalto.

Trionfo di potenza anche da parte dell’impianto frenante (dal quale, in effetti, non ci si aspettava niente di meno), anche se accompagnata da una certa ruvidezza avvertibile sulla leva, soprattutto alle velocità più basse. E’ importante ricordarsi che è bene utilizzare un solo dito per azionare i due enormi dischi anteriori, pena imbarazzanti impuntate, ma bisogna dire che, anche in questi casi limite, la sospensione anteriore riesce sempre ad assorbire con signorilità l’affondamento, perdonando tali eventuali esagerazioni in collaborazione con il mono posteriore, che non fa alleggerire mai troppo pericolosamente la ruota dietro. Il disco abbinato a quest’ultima, pur se di discrete dimensioni, svolge perfettamente la sua azione stabilizzatrice, senza mai tendere al bloccaggio. Le curve si pennellano con precisione assoluta, anche se una moto così reattiva richiede una buona esperienza del pilota per essere portata al limite.

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L’impianto frenante anteriore conta su dischi da 330 mm con pinze Brembo monoblocco ad attacco radiale.

La 1098, insomma, è una vera moto da corsa: ha bisogno di essere conosciuta, di trovare il giusto settaggio, operazione alla quale l’esemplare in prova non è stato sottoposto, considerata la situazione invernale in cui è stato testato.

Fra l’altro, è bene precisare che la moto che avevamo a disposizione per la prova presentava una fastidiosa tendenza a rimanere un po’ accelerata in fase di staccata, imponendo quasi sempre l’intervento del freno posteriore per tutta la percorrenza della curva, in sostituzione del freno motore; è anche vero, però, che tale inconveniente poteva svolgere un’efficace funzione antisaltellamento nei casi di eccessiva foga in entrata di curva.

E il sound? Con gli scarichi di serie non c’è più quel suono cupo e grave che Ducati ci ha insegnato ad amare, ma si viene investiti, in modo comunque eccitante, da una voce più roca e aggressiva, molto indicativa della potenza che la sprigiona.

In strada con la Ducati 1098

Provata su strada, la 1098 ci tiene subito a ricordarvi che state sparando con un cannone per uccidere la classica formicuzza. Non è che la moto sia a disagio, ma lo è il pilota, che avverte dopo pochi chilometri un discreto senso d’impotenza.

La moto è così disponibile, così pronta a prendere giri (e velocità…) che a voi sicuramente dispiacerà muovere il polso destro appena appena. Del resto, 160 cavalli non sono esattamente l’ideale per girare su strada: pensiamo solo che, fino a pochi anni fa, queste potenze erano di competenza del mondiale Superbike!

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Su strada, chi guida la 1098 non è particolarmente a suo agio, vuoi per il settaggio piuttosto rigido delle sospensioni che per l’impossibilità di sfruttare anche in minima parte le formidabili prestazioni del motore.

Del resto, la 1098 fa di tutto per rendervi la vita facile: nell’apri e chiudi non dà mai strappi, la risposta al comando del gas è progressiva e, se usate l’acceleratore con giudizio, vi asseconda anche in un giretto a velocità da pensionato.

Sotto questo punto di vista, ricordando il trauma di una “bella” passeggiata con la pur splendida 916 SPS di qualche annetto fa, che ci lasciò le viscere intrecciate nell’addome, il progresso è enorme. Detto questo, viaggiando con la 1098 su una normale statale potete benissimo dimenticarvi delle ultime tre marce, almeno che non vogliate incorrere in qualche foto ricordo, oppure arrivare un tantino lunghi a quella curva a gomito che vi eravate dimenticati.

Per intendersi, la moto non ammette nessuna distrazione.

La cavalleria è tanta e così disponibile che conviene sdoppiare il proprio sguardo, proprio come fa la 1098: un occhio alla strada, e un occhio al cruscotto. Niente di più facile, infatti, di procedere a velocità molto più alte di quelle che immaginate: un filo di gas, il borbottio ovattato, sembra impossibile ma state passando a 90 Km/h davanti a lui, il vostro amico fedele di tante passeggiate domenicali, l’autovelox!

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Le nuove colorazioni previste per la 1098: giallo per la versione base e l’elegante midnight black per la S.

In questo caso, la cosa da non fare è attaccarsi ai freni, che sono così potenti, che farebbero passare voi a velocità supersonica davanti alla diabolica macchinetta al posto della moto. Per capirsi, la moto è piacevolissima, bellissima, ma non vuole e non permette di essere presa sotto gamba: bisogna avvicinarcisi con il dovuto rispetto, rimanendo sempre attenti e con il cervello acceso. La velocità e la progressione con cui raggiunge i 200 Km/h sono assolutamente stupefacenti, ma su strada, lo sappiamo, i “duecento” non sono permessi.

Per l’utilizzo su strada, inoltre, il serbatoio troppo piccolo non consente tanta autonomia: meglio, è un’ottima scusa per qualche fermata in più, visto che comunque la postura è quella di una sportiva, per la gioia della vostra cervicale. Per farla breve, la 1098 sarà una moto bellissima per andare in pista, ma la giratina domenicale non è proprio il suo pane.

Del resto, la quadratura del cerchio è un problema non ancora risolto.

Foto Snap Shot

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