Sono certa che il nuovo Monster 696, sarà la moto più desiderata da tutte le donne motocicliste. Del resto, il Monster è uno dei modelli più venduti in assoluto: dunque è una moto destinata a incontrare i favori di un pubblico il più ampio possibile, all’interno del quale le donne rivestono, ogni giorno di più, un ruolo fondamentale.
Non ci sarebbe quindi niente di strano se in Ducati, nello studio del nuovo Monster, avessero tenuto ben presenti le nostre necessità, mettendo a punto una proposta per stile, prestazioni e comfort in grado di rispondere al meglio alle esigenze delle motocicliste. Per valutare se effettivamente era così, ho deciso di comportarmi come ogni altra interessata a questo modello, ovvero mi sono recata al più vicino Ducati Store per approfittare degli ormai diffusi test ride che i concessionari della rete ufficiale organizzano quando c’è un nuovo modello da far provare.
Nonostante l’appuntamento telefonico, per non sbagliare, ho deciso di presentarmi un po’ in anticipo. Il responsabile delle vendite mi spiega che è necessario attendere qualche minuto, in quanto la moto è stata presa in consegna da una ragazza e, quindi, c’è da aspettare un po’ prima che ritorni in sede: che caso fortunato, due appassionate che si ritrovano lo stesso giorno, nello stesso Ducati Store, per provare la stessa moto!
E’ l’occasione adatta per fare la conoscenza con Barbara, 30 anni, che non appena riconsegna il 696 esclama: “Mi sono divertita moltissimo, andiamo subito a firmare il contratto!”
Un altro Monster si va dunque ad aggiungere ai 200.000 venduti da Ducati in questi anni. La neomonsterista, tra l’altro, non si accontenta di acquistare la moto così com’è, ma intende subito installarci degli accessori, compreso un impianto di scarico Ducati Performance! Questo per chiarire come i luoghi comuni su noi donne siano solo e unicamente dei luoghi comuni!
Non è un caso, quindi, che sia proprio una ragazza, come la sottoscritta, ad aver acquistato questo modello. Le sue caratteristiche, infatti, ben si adattano al pubblico femminile: leggerezza, facilità di guida e sella non troppo alta da terra (anche se per Barbara i tecnici di Ducati Firenze hanno dovuto abbassare un po’ le sospensioni).
Dopo averle fatto i complimenti per l’acquisto e, una volta dato il tempo ai ragazzi dell’officina di ripristinare l’assetto originale della moto, il 696 mi viene consegnato nella sua brillante e inconfondibile livrea rossa.
Pur essendo completamente nuova, questa moto ha mantenuto un’immagine molto vicina a quella del modello precedente. In pratica, si capisce subito che si tratta di un Monster, anche se alcune soluzioni tecniche, come ad esempio il nuovo telaio, ispirato a quello della Desmosedici, o la struttura reggisella, ottenuta per fusione anziché in traliccio di tubi, si discostano dalle “storiche” caratteristiche che la nuda bolognese ha mantenuto per così tanto tempo.
Sono passati ben sedici anni da quando fu presentato il primo prototipo al Salone di Colonia e, osservando il 696, il solco temporale che separa i due è evidente. Com’è giusto che sia, l’ultima nata in casa Ducati ha un’immagine decisamente più fresca e moderna, che la riposiziona in un mercato divenuto sempre più competitivo.
Basta guardare la strumentazione digitale che equipaggia il 696 per rendersi conto di questo balzo in avanti: siamo lontani anni luce dal primo cruscotto a cui mancava perfino il contagiri!
Giunto il momento di salire in sella e mettere in moto, l’operazione si rivela semplicissima, in quanto è sufficiente agire sulla classica levetta dell’aria, posta sul lato sinistro del manubrio, girare la chiave e premere il pulsante dell’avviamento.
Il Desmodue da 695 cc si dimostra molto pronto nell’avviamento, anche a freddo, e dopo pochi minuti di “warm-up” si stabilizza sul regime di minimo senza bisogno di insistere ulteriormente con il comando dell’aria tirato.
La posizione di guida del nuovo Monster è decisamente più accogliente rispetto alla precedente. Il busto del pilota, adesso, è decisamente più eretto e questo, oltre ad affaticare meno le braccia, consente di gestire meglio le manovre alle basse velocità, dove tra l’altro si avverte immediatamente la maggior leggerezza rispetto al 695.
Al di là del risparmio in termini di chilogrammi, la sensazione è che il peso sia stato distribuito in modo ottimale: questo fa sì che, nonostante la sella non sia particolarmente bassa, anche un conducente sotto il metro e settanta di altezza possa sentirsi a proprio agio nelle manovre a bassa velocità, come sono tipicamente quelle nel traffico cittadino.
Inoltre, la sella, e più in generale la zona tra questa e il serbatoio, risulta piacevolmente stretta, così come molto aderente al motore sono sia il telaio che la struttura reggisella. Questo fatto favorisce, quindi, la possibilità anche per i più bassi di toccare per terra con entrambi i piedi.
Come se non bastasse, la moto appare piuttosto piccola, corta e compatta. Questo fatto toglie ogni imbarazzo anche a chi non ha molta esperienza di guida e, anzi, accresce la curiosità di sentire come si comporta questa naked, che grazie alla sua notevole leggerezza non delude le aspettative.L’unico appunto che mi sento di muovere a questo modello, dal punto di vista della posizione di guida, riguarda l’ingombro delle staffe delle pedane del passeggero, che costringono chi guida a mantenere i talloni più esterni del dovuto, e l’eccessiva inclinazione in avanti da parte della sella che, pur essendo rivestita con materiale antiscivolo, tende ugualmente a “spingere” verso il serbatoio il bacino del pilota.
In ogni caso, quest’ultima caratteristica non rappresenta un grosso difetto, visto che il nuovo Monster si guida, anche quando si decide di “darci dentro”, attraverso limitatissimi spostamenti del corpo.
Basta infatti impartire i comandi attraverso il largo manubrio e la moto obbedisce con una rapidità quasi disarmante e, soprattutto, in corrispondenza di un impegno fisico davvero limitato.
In città, invece, il Monster 696 si fa apprezzare per la sua agilità, che permette di disimpegnarsi egregiamente nel traffico urbano, per la rassicurante frenata e per la morbidezza del comando della frizione.
Bene anche gli specchietti retrovisori, che a un design gradevole abbinano una funzionalità mai riscontrata prima sui precedenti modelli.
Il Monster 696 secondo Domenicali
Quando c’è stato il lancio del nuovo Monster 696, a Barcellona, Ducati ha messo in piedi una presentazione con annessa conferenza stampa alla quale, giustamente, hanno preso parte le più alte cariche aziendali.
Prima c’è stato l’intervento dell’Amministratore Delegato Gabriele Del Torchio, che ha sottolineato come il mercato delle due ruote sia in calo nonostante Ducati, almeno in Italia, faccia registrare un segno positivo. Questo, naturalmente, prima che venisse immesso sul mercato questo nuovo prodotto, che rappresenta dunque la vera sfida del 2008.
Gli ha fatto eco Domenicali, Direttore Generale Prodotto, che non ha nascosto il fatto su quanto, per lui e per l’azienda stessa, questo momento rappresenti una fase molto importante.
Il Monster è, infatti, una pedina fondamentale del listino Ducati, tanto che in molti si stanno già domandando quando vedremo una versione di maggior cilindrata. “E’ ragionevole pensare che ci sarà un’evoluzione rispetto al 696. – ha detto Domenicali – Vedremo come e quando…“
Qualcuno fra i giornalisti presenti ha invece puntato il dito contro i silenziatori di scarico del nuovo modello, giudicati un po’ troppo grossi: “Li abbiamo fatti apposta così, – ha spiegato tra il serio e il faceto il Direttore Prodotto – tanto i ducatisti li sostituiscono quasi sempre e hanno pertanto maggior soddisfazione nel metterli più piccoli e più leggeri.“
Interrogato in merito alla produzione prevista, invece, Domenicali ha parlato di oltre 10.000 unità che verranno distribuite in tutto il mondo entro la fine del 2008. Le linee di montaggio sono attive dal 1 marzo e la fabbrica è in grado di raggiungere un regime massimo pari a 130 moto al giorno. Sereno ottimismo, dunque, per il principale fautore di questo progetto, che ha concluso dicendo: “Credo che questo modello dimostrerà il suo successo nel tempo. Il primo Monster è durato per quindici anni, se questo rimanesse in listino per la metà di questo tempo saremmo già molto contenti.”
Rispetto al Monster 695, l’erogazione del motore è ancora più dolce, probabilmente in virtù degli aggiornamenti che sono stati apportati dai tecnici Ducati a livello di gestione elettronica. Anche ai regimi più bassi e nell’apri-e-chiudi, adesso non si avvertono quasi più i caratteristici “strappi” di una volta e il bicilindrico raffreddato ad aria denota un’ottima regolarità di funzionamento.
La progressione porta infatti a raggiungere la parte alta del contagiri in modo non esplosivo, ma senza particolari vuoti nella curva di coppia. Per andare forte su strada, comunque, basterebbe cambiare intorno ai 7500 giri, vale a dire 500 giri prima che si accenda il led della strumentazione che suggerisce di passare al rapporto successivo. All’occorrenza, poi, è possibile insistere fino a quota 9500, dopo di che interviene il limitatore elettronico.
Quando si decide di divertirsi andando a cercare un po’ di curve, i pneumatici Bridgestone di primo equipaggiamento manifestano un comportamento discreto, sia per quanto riguarda il profilo, che contribuisce a enfatizzare la maneggevolezza del mezzo, sia a livello di grip, come abbiamo avuto modo di verificare giungendo ad angoli di inclinazione di tutto rispetto.
Tutto ciò si traduce in un mezzo molto divertente, facile da usare e rapido nelle sue reazioni. L’inserimento in curva, ad esempio, è intuitivo e non necessita di particolari attenzioni, mentre al tempo stesso la percorrenza risulta caratterizzata da una confortante stabilità.
Per quanto mi riguarda, ho avuto come la sensazione che la moto andasse caricata ancora un po’ di più sulla ruota anteriore per rendere al 100% a livello di geometrie, ciononostante il lavoro delle sospensioni non porge il fianco a particolari critiche.
Forse anche in virtù del peso non particolarmente elevato di chi scrive, la taratura di serie è risultata valida sia in città, con buche e quant’altro, che sulle lisce statali ricche di curve dove viene esaltata la guida sportiva.
Il cambio risulta morbido e piuttosto preciso, anche se è preferibile agire con decisione tra la prima e la seconda per evitare sfollate, mentre la spaziatura si rivela valida anche in virtù della riserva di coppia che caratterizza i motori bicilindrici. Semmai, è la rapportatura finale che, talvolta, fa rimpiangere qualche dente in più alla corona.
Uscendo in terza dalle curve più strette, infatti, capita di ritrovarsi con il gas in mano e la necessità di aspettare qualche istante prima che il Desmodue entri nella fascia di potenza utile.
La frizione, invece, oltre a vantare un comando nettamente più morbido rispetto alle Ducati prive dell’unità ATPC, contribuisce a rendere meno invasiva l’azione del freno motore in fase di scalata.
Questo fatto è avvertibile anche quando si mantiene un’andatura non particolarmente sostenuta ed è coadiuvato, ancora una volta, dall’ottima gestione elettronica del motore.
Per quanto riguarda, invece, la protezione aerodinamica, a poco serve il piccolo cupolino che, se non altro, ha il pregio di essere molto bello da vedere al pari del coprisella del passeggero, ovvero i due particolari che differenziano l’allestimento standard da quello protagonista della nostra prova: il cosiddetto M696 Plus.
La frenata, come abbiamo già accennato, si è dimostrata senza dubbio all’altezza della situazione per potenza e modulabilità, anche se va segnalata la fastidiosa rumorosità dell’impianto posteriore, che peraltro ha un funzionamento impeccabile.
Nelle soste prolungate a motore acceso, invece, si fa sentire il calore sprigionato dai collettori di scarico che, altrimenti, durante la normale marcia, non creano problemi di sorta.
Si tratta, dunque, di un modello che fa della facilità e del divertimento di guida la sua carta vincente, ma che nonostante questo si fa apprezzare anche da chi ha già una certa esperienza.
Personalmente, infatti, sarei curiosa di provarlo addirittura in pista, perché sono convinta che possa dare grosse soddisfazioni anche in quel contesto, visto che ha un motore abbastanza performante e una ciclistica che richiede poco sforzo per essere condotta, se non al limite, a un ottimo livello.
D’altro canto, se si pensa al fatto che ci sono molte ragazze che hanno iniziato la loro “carriera” motociclistica con il Monster 695, viene automatico vedere il 696 come un candidato ancora più indicato per via delle sue migliorate doti di leggerezza e maneggevolezza.
Ci sono alcuni scooteroni che sono ben più difficili da guidare!
Foto Giovanni Del Bravo
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