Illuminato dai riflettori accesi sulle prime gare (letteralmente, nel caso del Gran Premio del Qatar), il Campionato del Mondo MotoGP ha iniziato a svelare i suoi motivi. I protagonisti, gli attori, di questa grande sfida sono ancora gli stessi: piloti che hanno dimostrato – una volta di più – di essere una spanna sopra gli altri. Rossi, Pedrosa, Stoner e Lorenzo.
Non c’è che da ammettere che l’asticella, quella che segnala il livello della competizione, si trovi ancora più in alto rispetto al passato anche recente. Gli avversari dei piloti della Ducati sono quanto mai agguerriti e non è un modo di dire. Il 2011 ci ha consegnato, già dai test precampionato, una Honda che ritrova smalto nelle mani di Casey Stoner e in quelle di Pedrosa, oltre che in quelle, sempre più sicure, di Marco Simoncelli.
Per la Ducati è un anno difficile, perché ci sono tanti piloti in grado di pretendere la corona del successo finale, ma la strada intrapresa sembra essere quella giusta, anche se ardua da percorrere: formare la Desmosedici come mezzo che non sia solo in grado di integrarsi con le caratteristiche di un unico pilota. A questo manca davvero poco. Il lavoro di Rossi, assieme ai tecnici, ai ragazzi del Test Team ed ai compagni di marca è un lavoro umile, tutto il gruppo sembra essersi messo sullo stesso piano, con in mente – ben delineato – l’obiettivo.
E’ vero, certo, che si sta lavorando molto sulla moto che verrà impiegata nella prossima stagione, quella configurata secondo la nuova fiche tecnica della categoria, ma è anche vero che nessuno sembra considerare il campionato in corso come una stagione interlocutoria. La mentalità di tutto il gruppo non accetterebbe di tirare i remi in barca in attesa di giorni migliori: si sta lavorando per dare al campione un mezzo che possa permettergli di lottare quanto prima.
Ed è Rossi il riferimento, su questo non c’è dubbio, vuoi perché il campione di Tavullia non si è tirato indietro anche quando si è trattato di lottare per le posizioni a ridosso del podio, vuoi perché in Spagna ha visto un bagliore di luce e ha comunque portato a casa un piazzamento importante, vuoi infine perché Rossi è in grado di guidare il gruppo alla definizione di una moto guidabile anche dagli altri.
Per fare questo esiste il Test Team ed esistono le sessioni di prova definite dal calendario della Dorna, incentrate sullo sviluppo di soluzioni nuove, messe in pista dalle squadre il giorno dopo che si è corso il gran premio.
Come è successo all’Estoril. Il lunedì dopo la gara, ogni team ha potuto confrontare gli sviluppi delle moto con i riscontri cronometrici rilevati in gara e i piloti hanno potuto comparare le sensazioni di guida. E’ qui che questi sono chiamati a svolgere una considerevole mole di lavoro, per dare ai tecnici indicazioni preziose.
A questo proposito, Vittoriano Guareschi è chiaro nel delineare il metodo di lavoro: “E’ molto semplice: Valentino è in grado di dare delle indicazioni molto precise, permettendo agli ingegneri del reparto corse di individuare più facilmente le aree sulle quali lavorare. Io poi ho anche il vantaggio di esser sempre vicino a lui e di parlare la stessa lingua, e certamente questo permette di capirci meglio. Lui scende dalla moto e io raccolgo le sue osservazioni, anche e soprattutto nei weekend di gara: è così che poi, quando andiamo a provare la moto con il Test Team, ho ben chiaro quello che vuole. La grande differenza dell’anno in corso è questa.”
In tutta la sua carriera, uno degli aspetti che tra tanti hanno rappresentato la forza di Rossi è stato quello di saper motivare gli uomini con i quali si è trovato a lavorare: “Lui ha una voglia ancora bestiale! – attacca Vittoriano – Ha vinto tutto e potrebbe anche fregarsene, ma è lui che spinge, soprattutto in questa situazione nella quale siamo un po’ in difficoltà. E’ il primo a rimboccarsi le maniche, farebbe chissà che cosa! Per questo spinge tutti a fare come lui e tutti siamo convinti che il suo metodo di lavoro sia quello giusto!”
Il gruppo attorno al campione di Tavullia è composto da gente nuova per la Ducati: i tecnici, Jeremy Burgess in testa, che Valentino si è portato dietro si stanno integrando, portandosi dietro alcune novità circa il metodo di lavoro. Guareschi parla anche di loro: “I ragazzi di Jeremy sono meccanici da Gran Premio un po’ più alla vecchia maniera, è gente da pista, rappresenta una cosa un po’ nuova, che ci serve anche a noi per migliorare, là dove magari siamo un po’ troppo quadrati. Tendono a semplificare le cose, ma non perché siano superficiali! Rendere le cose più semplici a volte può aiutare non solo a essere più veloci in pista, ma anche a rendere più rapida la soluzione di un problema o lo svolgimento di un lavoro. Loro rappresentano una ventata d’aria nuova che ci fa bene e ci fa diventare più grandi.”
L’obiettivo è comune, a ogni livello, ed è quello di colmare il gap che esiste nei confronti degli avversari. Si sta lavorando per questo e, accanto a quelli che saranno i benefici in termini di risultati, c’è un valore accessorio: la Ducati, compresi Rossi e Hayden, è il marchio più rappresentato in griglia e una moto competitiva è sicuramente maggiormente appetibile dai clienti sportivi di Ducati Corse.
Si lavora per questo 2011, perché la stagione è ancora lunga e perché non si è lontani dall’obiettivo: “Sono stati test positivi perché i nuovi aggiornamenti di ciclistica sono andati subito meglio, la moto sente maggiormente le regolazioni dell’anteriore e, di conseguenza, possiamo spingerci maggiormente verso un set-up adatto a me. Me ne sono reso conto appena salito in sella e poi, nel corso delle ore successive, abbiamo progredito con costanza. Avevamo anche un motore con un’erogazione più dolce, che mi è piaciuto molto e che cominceremo a usare quando la rotazione, programmata in base ai chilometri percorsi, ce lo permetterà.”
E’ stato questo il commento di Valentino alla fine dei test che hanno seguito la gara dell’Estoril. Il pilota della Desmosedici numero 46, dopo un lavoro estenuante, ha aggiunto: “Mi sono piaciute molto anche le gomme 2012, che la Bridgestone ci ha fatto provare. Peccato solo che quando le ho montate avevo già oltre cinquanta giri sulle spalle ed ero un po’ “cotto”. Mi sono comunque sembrate molto valide. Certo, anche gli altri sono andati avanti e l’unica nota meno positiva di oggi è il distacco sul giro veloce, più che sul passo. Comunque, tutto quello che hanno portato i tecnici Ducati ha funzionato e questo vuole dire che siamo sulla strada giusta. Dobbiamo continuare a lavorare, ma i test di oggi ci danno fiducia”.
Sono stati interventi di rilievo, dunque, quelli operati dai tecnici guidati dall’Ingegner Preziosi. Anche Hayden è atteso a livelli che gli competono, ed era lecito aspettarsi qualcosa di più da lui in termini di feeling con la Desmosedici, essendo lui il “veterano” della squadra. Inevitabilmente messo un po’ in ombra dalla presenza di un compagno di squadra come Valentino Rossi, l’americano sembra soffrire, nonostante il podio conquistato in Spagna. Anzi, si può tranquillamente affermare che il terzo posto dell’americano sia passato quasi inosservato.
Sembrerà strano, ma siamo convinti che la scossa che potrebbe far ritornare Hayden a lottare per le posizioni che contano sia rappresentata proprio da un Rossi che raggiunge la competitività in termini assoluti.
Ormai il pilota di Tavullia rappresenta il termometro della squadra: quando sarà costantemente in grado di lottare per il successo, sarà quello il segno che la Desmosedici avrà raggiunto una maturità progettuale della quale beneficeranno tutti.
Guardate la Yamaha di Lorenzo: senza nulla togliere al campione del mondo in carica, la moto è da anni ormai stabilmente ai vertici, dopo che il Dottore l’ha fatta oggetto delle sue amorevoli cure!
Foto Roberto Rimorini
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