La Ducati Desmosedici e Valentino Rossi si sono incontrati. Lei, la moto rossa, si è fatta trovare pronta dal suo nuovo pilota, che probabilmente è entrato da solo nel box e ha potuto sentire finalmente sua quella moto contro la quale, fino a due giorni prima, aveva dovuto fare i conti per vincere.
Ce lo siamo immaginati tante volte questo momento: naturalmente ci sono state le foto di rito, quelle da sbandierare sui giornali, i servizi per la televisione, ma prima – lei e lui – si sono certamente incontrati da soli. Finalmente.
Lei gli ha permesso di attaccare su di sé il numero quarantasei, la bandiera del campione, e lui lo ha fatto lontano da occhi indiscreti. La Desmosedici era immobile, giusto al centro del box, per permettere a Valentino di girarle attorno e di guardarla bene da tutte le angolazioni, alzandosi e abbassandosi per scoprirne ogni dettaglio, per accarezzarne il profilo passando le dita a seguirne le linee sinuose fino al codone. Non può che essere stato così.
Lei, bellissima, come se avesse un’anima, aveva già mandato segnali al suo pilota, con un finale di stagione nel quale, senza dare la possibilità ad alcuno di avere il minimo dubbio, ha voluto dimostrare che è la più bella, che è la più forte, che si sarebbe fatta trovare all’appuntamento più in forma che mai.
Anche lui, in barba a una spalla malandata, nelle ultime gare del 2010 ha ritrovato il piglio perentorio del campione che lotta per la vittoria, che vince, ma anche che si danna l’anima “soltanto” per una posizione in più.
Sì, lei e lui si sono scambiati segnali. Valentino Rossi ha dichiarato la sua guerra, ha iniziato, sfruttando soprattutto l’ultima parte della stagione, la sua battaglia per la riconquista del titolo. Rossi è uno intelligente, un tattico eccezionale: un altro avrebbe tirato i remi in barca, aspettando la prossima stagione; Valentino, forse anche spronato dal veder girare una Ducati tanto competitiva, ha sicuramente deciso di sfruttare gli ultimi Gran Premi per impaurire gli avversari. Già, perché una Desmosedici così in forma è come un purosangue che non attende altro che essere lanciato verso la vittoria.
La Desmosedici non è che l’espressione dell’intelligenza collettiva e della lungimiranza di Ducati Corse: nessuno si è sognato di bloccare lo sviluppo della moto affidata a Casey Stoner, pur sapendo che l’australiano sarà uno degli avversari dai quali guardarsi l’anno prossimo.
Questo si chiama correre per vincere. Si chiama anche correre da campioni veri: una filosofia adottata da entrambe le parti, che ha saputo creare le premesse migliori nonostante questo binomio si sia concretizzato solo dopo l’ultima gara della stagione.
A Ducati e a Valentino importa primeggiare, senza lasciarsi invischiare in manovre politiche dettate da tattiche da quattro soldi. Conta il vero spirito delle corse in moto, quello puro, tramandato fino a noi di campione in campione, di marca in marca.
Valentino e la Ducati hanno quindi diretto lo sguardo verso il futuro, costruendo nel presente, in vista del loro incontro. Si sono inviati dei segnali forti, mandandone anche agli avversari, senza arroganza, consci più che mai che tutto il gioco si svolge lungo una linea sottile, dalla quale è facile deviare: “Noi abbiamo un profondo rispetto per gli avversari e siamo consapevoli del fatto che dovremo misurarci con piloti, moto e squadre che rappresentano la migliore espressione delle corse. Dovremo cercare di battere il campione del mondo e la sua Yamaha, una moto che ha vinto il titolo per tre anni di fila. Poi c’è la Honda, che è tornata competitiva con continuità.”
Sono parole dell’Ingegner Filippo Preziosi, un appassionato di corse prima di tutto, con il quale abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta nei giorni precedenti l’ultima gara di Valencia. Anche Filippo vive nell’attesa, come tutti noi: “Il sentimento che ho è di curiosità, attendendo con impazienza il momento in cui Valentino Rossi scenderà dalla nostra moto e darà i primi responsi. Lo conosciamo come uno che sa dialogare con i tecnici, fornendo indicazioni precise. In più c’è la voglia di assaporare il momento, che oggi non saprei immaginarmi, di averlo come uno di noi e non più come l’avversario principale, il riferimento da battere.”
Anche Filippo è cosciente del fatto che tutto quello che c’era da fare per presentarsi al primo incontro di Rossi con la Ducati con una Desmosedici competitiva è stato fatto: “Abbiamo vinto tre delle ultime quattro gare – la conversazione si è svolta alla vigilia dell’appuntamento portoghese – e a Sepang, senza la caduta di Stoner, chissà come sarebbe andata…”
Nel binomio Rossi-Ducati si fonderanno quelli che, fino ad ora, hanno rappresentato i poli più importanti anche tra gli appassionati: “Basta guardare le bancarelle quando si va alle gare: – osserva Preziosi – fino ad ora la maggior parte del merchandising è stato diviso pressoché a metà tra il giallo di Valentino e il nostro rosso: da questa unione trarremo vantaggio tutti.”
Senza voler sminuire l’assoluta validità del suo staff e della dirigenza Ducati, non si può tralasciare di affermare che la Ducati Desmosedici è soprattutto la creatura partorita dal genio tecnico di Filippo Preziosi. All’Ingegnere abbiamo chiesto se, come fa Valentino con le proprie moto, lui abbia mai parlato con la sua: “L’ho sempre guardata un po’ come si guarda una bella donna e non nascondo che adesso, nell’imminenza del momento nel quale l’affideremo a Rossi, non dico di essere geloso, forse sarebbe troppo, però guardo con una certa apprensione a questa unione, come farebbe un padre che affida la propria bambina dandola in sposa. – Filippo sorride, ma si capisce bene che ciò che dice di provare è un sentimento vero – Sì, proprio come quando un padre concede la propria figlia in sposa e spera che abbia un matrimonio felice.”
Parlando con Livio Lodi, il curatore infaticabile del Museo Ducati, ci siamo trovati d’accordo e ci siamo compiaciuti nel dare una definizione alla congiunzione del cammino di due personaggi eccezionali nel panorama delle corse: Filippo Preziosi e Valentino Rossi, una vera macchina da guerra!
Foto Marco Rimondi
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