Dopo vari tentativi (alcuni felici, altri meno) di ritagliarsi uno spazio nel segmento dei 50 cc, nel 1970 la Casa di Borgo Panigale mette in commercio lo Scrambler 100, da cui verrà subito declinata una versione 50 praticamente identica nell’estetica.
La versione 100 era praticamente identica a quella di 50 cc, eccezion fatta per il motore, per il cambio a bilanciere e per la targa.
Queste due Ducati, dunque, sono arrivate sul mercato insieme, ma se dalle apparenze si direbbe il contrario, il progetto madre è quello di 100 cc. Ai tempi, in Ducati pensarono bene di proporre una moto essenziale, compatta e contraddistinta da un’estetica moderna. A parte la targa, l’unica differenza subito visibile tra i due modelli è il disegno del gruppo termico, leggermente diverso per forma e dimensioni, e il carburatore di maggior diametro nel caso dello Scrambler 100.
Se la versione “piccola” ha le misure di alesaggio e corsa corrispondenti a 38,8 x 42 mm, la versione 100 conta su misure di 52 x 46 mm, per una cilindrata totale di 97,69 cc e, chiaramente, l’aumento di queste quote ha reso necessario anche l’aumento delle dimensioni esterne del cilindro, che ha pure cambiato configurazione.
Allo stesso modo, per garantire una corretta alimentazione a fronte del raddoppio della cilindrata, la misura del diffusore del carburatore Dell’Orto a vaschetta laterale è passata da 18 a 24 mm. Per la versione di maggior cilindrata veniva dichiarato un rapporto di compressione pari a 11,2:1 e una potenza massima di 7 Cv a 6300 giri, grazie alla quale il motore riusciva a spingere la compatta motoleggera fino a una velocità di punta che sfiorava i 100 Km/h. Rapportata ai suoi tempi, la moto risulta valida in quanto a prestazioni e dispone di una buona accelerazione.
L’artefice principale dell’esuberanza della versione di 100 cc è da ricercarsi soprattutto nel vantaggioso rapporto peso/potenza, dal momento che il compatto aspetto della moto è identico a quello di una 50 da cross.
La lunghezza dichiarata è di 1840 mm, l’interasse di soli 1180 mm e l’altezza della sella di 730 mm, ma, soprattutto, il peso dello Scrambler 100 in ordine di marcia è di appena 67 Kg, solo tre in più rispetto alla versione di 50 cc.
L’aspetto è decisamente quello di un mezzo destinato a un pubblico giovane e spicca soprattutto per la sgargiante livrea gialla e nera, ma anche la forma tondeggiante del serbatoio con le grandi scritte Ducati sui fianchi contribuisce notevolmente al fascino della moto.
A supporto di questo stile frizzante, sui fianchetti svettano due tabelle portanumero bianche di forma ovale, e c’è anche una marmitta rialzata munita di griglia antiscottature e una semplice, ma comoda, sella foderata in pelle nera.
Il piccolo faro anteriore tondo appare quasi incassato tra gli steli della forcella. Sopra di esso c’è un largo manubrio da cross con traversino di rinforzo e, sotto, un parafango corto e rialzato.
Il telaio a doppia culla chiusa dispone di un generoso trave superiore e risulta adeguatamente robusto anche a supporto della motorizzazione di maggior cubatura. Pure la ciclistica, all’epoca, era giudicata all’altezza. Le sospensioni contano su una valida forcella teleidraulica Marzocchi a perno sfilabile e su due ammortizzatori idraulici.
Le ruote montano ottimi mozzi in alluminio da 118 mm e hanno cerchi di diverso diametro: 17” al posteriore e 18” all’anteriore, rispettivamente con pneumatico da 2,50″ tassellato e da 2,50″ scolpito, come si addice alla “famiglia” Scrambler.
Come su una vera macchina da fuoristrada, è completamente assente la strumentazione e anche qualsiasi vano portattrezzi, elementi che non avrebbero certo guastato a fronte dell’utilizzo non agonistico del mezzo.
Il pedale di accensione è sulla sinistra, mentre sulla destra c’è la leva del cambio a quattro marce. Nella versione di 100 cc era inoltre prevista la leva a bilanciere. Altre differenze rispetto alla sorella minore sono le manopole a “botticella” e la piastra superiore della forcella in alluminio.
L’esemplare protagonista di questo servizio ha palesemente subìto le ingiurie del tempo, ma a suo favore va detto che, per buona parte degli ultimi quarant’anni, ha svolto egregiamente il suo servizio e solo nel periodo più recente ha trovato un proprietario che lo accudisce e lo cura senza vederlo unicamente come un mezzo di trasporto quotidiano. Lo Scrambler in questione ha comunque mantenuto inalterata la propria originalità; l’unico accessorio assente è il portatarga, al posto del quale troviamo un comune fanalino da ciclomotore.
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