La M.A.S (Motori Alessio Snidaro) Ghiaccionero è stata pensata e costruita per vincere il Bike Expo 2008, ma il vero movente che ha dato origine a tutto quanto è stato lo scambio di e-mail con uno dei più creativi e rinomati preparatori italiani, che una volta ha scritto al proprietario: “A Padova ci si va per vincere, non per partecipare.”
Allora, molto istintivamente e con un pizzico di immodestia, lui ha risposto: “Bene, allora mi presenterò all’edizione 2008 e verrò per vincere!”
Purtroppo, una volta chiusa la conversazione, Alessio non poteva più tirarsi indietro, anche se non conosceva neppure di persona il suo interlocutore “telematico”.
Il design di questa moto è stato curato dallo stesso Snidaro partendo da un telaio Cagiva Alazzurra 350 con motore 900 Super Sport a carburatori.
E’ stata scelta questa base meccanica perché essa dà la possibilità di costruire un serbatoio molto stretto nella zona delle gambe del conducente.
Poiché gli risultava piuttosto difficile spiegare a parole a un esperto di 3D le linee guida che aveva in testa, e, ancor più, non poteva permettersi il costo di prototipazione con una macchina a 5 assi, Alessio ha deciso di effettuare da solo tutta la parte riguardante le sovrastrutture. Ha realizzato dunque un calco di vetroresina, che poi è servito per dare forma alle varie parti in fibra di carbonio.
La carenatura è stata concepita da zero, compreso il suo metodo di realizzazione. In pratica, all’inizio Snidaro ha provato con dei fogli di poliuretano espanso (una delle maggiori difficoltà, ad esempio, consisteva nel fare le due metà del serbatoio esattamente speculari), poi ha costruito una sorta di scheletro con delle barrette di metallo saldate, incollate o attaccate tra loro attraverso scotch o filo di ferro.
Una volta terminato, lo scheletro è stato rivestito da una rete metallica molto fine e lavorabile, anche se poi è venuto a sapere che, di solito, chi effettua questo tipo di lavori, durante questa fase utilizza un tessuto tipo “pile” imbevuto con colla di resina.
Ormai, aveva preso una strada alternativa e ha proseguito in quella direzione, anche se avrebbe sicuramente risparmiato tempo, denaro e molti fastidiosissimi tagli alle mani!
Ad ogni modo, la rete è stata ricoperta con dei fogli di vetroresina, quindi stuccata e carteggiata.
Poi, è passato al telaio. Non aveva ancora bene in mente che tipo di risultato volesse ottenere, ma di sicuro quello dell’Alazzurra non era adeguato al motore che avrebbe utilizzato, anche se, in un primo momento, ha provato a “rinforzarlo” insieme al suo amico Pasquale. Dopo aver contattato qualche ditta più o meno conosciuta (tutte che sparavano cifre assurde, senza dargli ascolto più di tanto) Alessio ha avuto la fortuna di conoscere Adriano Zanoni, in arte Taraky di Taraky Racing, una persona davvero speciale.
Un esperto telaista, un vero professionista con tanta esperienza, uno di quelli che parlano poco, ma che quando aprono bocca sanno benissimo cosa dire e, soprattutto, cosa fare.
Snidaro ha caricato la moto smontata dentro la sua Multipla. Da fuori, l’immagine doveva essere simile a un puzzle di pezzi sparsi per tutta la macchina. Si è dunque diretto in quel di Chiuppano (VI) e, quando è entrato dentro l’officina di Zanoni, ha avuto l’impressione di essere nel paese dei balocchi: là dentro c’era veramente di tutto! Telai per moto d’epoca, dragster, moto da corsa, un autentico delirio di alluminio e cromo molibdeno.
La prima cosa che Taraky ha fatto è stata quella di scendere e andare a vedere cosa c’era nella macchina di Alessio e, non appena ha visto tutta quella massa di roba, ha esclamato in dialetto: “Ma qui ghe sé lavor!”
L’espressione che aveva dipinta sul viso, tuttavia, era di entusiasmo, infatti ha voluto subito scaricare i vari pezzi che affollavano la Multipla.
All’inizio Snidaro era quasi intenzionato a farsi costruire un telaio su misura, simile a quello dei vecchi e gloriosi TT, ma poi le parole e l’esperienza di Adriano gli hanno fatto cambiare idea immediatamente: Adriano ha infatti preso un pezzo di tubo e, dopo averlo piegato con grande rapidità e maestria, lo ha accostato alla carrozzeria dicendo che, secondo lui, il telaio doveva conferire ancora maggior carattere alla moto. Le sue esatte parole sono state: “Non si deve capire se è nato prima il telaio o la carrozzeria.”
A quel punto, in pochi istanti, è stato tutto più chiaro: il telaio avrebbe avuto una forma nuova e originale.
Dopo tre giorni, telaio e forcellone erano già pronti. Tornato a Latina, dunque, per Alessio è arrivato il turno dei componenti in fibra di carbonio.
Fabio di Effequadro si è occupato di ricavare le parti in carbonio dallo stampo in vetroresina: un lavoro davvero certosino, se si pensa che tutto è stato ottenuto manualmente, con l’ausilio di utensili autocostruiti, dando vita a un piccolo capolavoro artigianale.
Il gruppo ottico anteriore è composto da due piccoli elementi circolari, disposti in modo asimmetrico, che creano un effetto molto originale, poiché diverso da quanto visto finora sui modelli di serie.
Nel frattempo il motore, disassemblato e riverniciato con una speciale vernice nera resistente al calore con effetto raggrinzante, era quasi pronto per essere richiuso e montato sul nuovo telaio, realizzato interamente in cromo molibdeno e dal peso di soli 8,5 Kg.
La cilindrata è stata portata a 950 cc grazie a un kit di maggiorazione composto da cilindri e pistoni ad alta compressione della Bucci.
Gli alberi a camme originali sono stati sostituiti con altri di tipo racing prodotti da Ducati Performance, mentre l’impianto di scarico è stato realizzato a quattro mani dalla T.R. Exaust e dalla Ajko (con sonde Lambda su entrambi i collettori per facilitare la messa a punto del motore).
I carburatori, muniti di grossi filtri a sezione ellittica, sono stati provocatoriamente posizionati all’esterno del telaio, secondo un asse trasversale alla moto stessa, grazie alla realizzazione di appositi collettori di aspirazione.
Per quanto riguarda la ciclistica, sono stati adottati dei cerchi Marvic modello Superspin, sui quali sono stati preventivamente installati dei dischi freno a margherita della Braking.
La strumentazione, infine, consiste in una “semplice” piastra di alluminio sagomata sulla quale compare un contagiri a fondo nero più una serie di spie. Ai lati del cruscotto, sono poi stati ancorati i serbatoi, anch’essi in alluminio, dell’impianto frenante anteriore e della frizione.
Ad ogni modo, senza gli amici di LuxMetal, Sirio di Joe Bar Race 2 e i fratelli Niki e Alessandro, Snidaro ammette che non sarebbe mai riuscito a finire in tempo i lavori per il Bike Expo.
L’ultimo intervento in ordine cronologico, ma non per importanza, è stato quello relativo all’impianto elettrico, che è stato ricostruito ex-novo da Stefano Visentini, detto Robocop, mentre l’opera di verniciatura è merito di Stephane della Carrozzeria Racing.
Tutto è stato rimontato a tempo di record e, alle quattro di mattina del mercoledì precedente l’appuntamento fieristico, la moto era pronta: il giorno dopo, alle 19:30, Alessio e il suo amico Billy erano a Padova per esporla in occasione della celebre rassegna. La Ghiaccionero è stata premiata nella classifica Top Five 2008 come una delle realizzazioni più belle e originali.
Per quanto riguarda la parte dinamica, invece, Alessio assicura che la ciclistica funziona davvero bene: la moto va dritta come su un binario e per inserirla in curva basta un piccolo spostamento del corpo.
Il peso a secco non è ancora stato misurato, ma, a giudicare dall’agilità del mezzo, dovremmo essere su un valore piuttosto basso (meno di 160 Kg).
In ogni caso, secondo Snidaro, la Ghiaccionero, oltre ad essere innegabilmente bella, va anche molto forte!
foto Paolo Grana
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