Nell’ambito della produzione Ducati, la Marianna non ha solo il primato di essere stata la prima vera moto da corsa realizzata dalla Casa di Borgo Panigale, ma anche quello di aver saputo distinguersi sia nelle competizioni stradali, come le celebri gare di gran fondo quali la Milano-Taranto e il Motogiro d’Italia, che in quelle su pista, all’epoca ancora nella fase pionieristica.
Questo esemplare, restaurato e parzialmente ricostruito da Massimo Del Biondo, è una sorta di tributo a queste ultime, come testimonia la bellissima semicarenatura che “indossa”: la moto, secondo il racconto dello stesso Del Biondo, è stata assemblata a partire da un modello ben conservato, al quale mancavano tuttavia parti importanti, come la testa e il relativo castelletto, che caratterizzavano la Marianna rispetto alla più umile versione Sport per il fatto di avere le molle della distribuzione a vista invece che coperte.
Massimo ha perciò dovuto ricostruire ex novo il componente mancante realizzando apposite fusioni, che hanno prodotto un risultato in tutto e per tutto fedele all’originale.
La Marianna fu ultimata appena in tempo per il Motogiro del 1955
e i risultati furono clamorosi: la moto era velocissima!
Oltre a ciò, Del Biondo ha dovuto recuperare anche un coperchio delle puntine, a completamento dei particolari che, per le inevitabili vicissitudini scandite dallo scorrere del tempo, non sono arrivati fino ai giorni nostri: “La fortuna è stata che, oltre a essere sempre stato un grande appassionato del Marchio, mio padre aveva un’officina, – racconta Massimo – perciò abbiamo sempre potuto contare sulla disponibilità di un certo numero di ricambi originali, che dopo tanti anni si sono rivelati preziosissimi per i miei restauri. Trovare adesso certe cose sarebbe quasi impossibile!“
Così come per il bellissimo Trialbero Desmo, anche nel caso di questa Marianna, Del Biondo ha avuto a disposizione i disegni originali che gli furono forniti a suo tempo dall’Ingegner Fabio Taglioni, autore del progetto.
“Con l’ingresso di Taglioni in Ducati è cambiato tutto! – prosegue Del Biondo – La moto è stata disegnata nell’inverno del 1954, subito dopo l’assunzione dell’ingegnere romagnolo proveniente dalla Mondial, e ha mosso i primi passi appena in tempo per essere schierata tra le fila del Motogiro del 1955. Il risultato fu clamoroso: le Laverda e le Ceccato, che fino a quel momento erano state le principali protagoniste, prendevano dei chilometri, tant’è che nei primi 10 della classifica finale, 7 o 8 erano piloti in sella alla Marianna! La moto, insomma, si dimostrò subito velocissima, un po’ come fece la 750 bicilindrica nella 200 Miglia di Imola del 1972, solo che, negli anni Cinquanta, la comunicazione non viaggiava certo alla stessa velocità!“
Nonostante questo, la Gran Sport divenne famosa in tutto il mondo: all’epoca, infatti, Ducati seppe distinguersi anche a livello di immagine, sia per quanto riguarda i colori della moto, che erano già verniciate con il caratteristico rosso, che a livello di abbigliamento dei piloti, riconoscibili dai caschi a strisce rosse e bianche.
Fu Taglioni a volerli così, in modo che i meccanici avessero il tempo di prepararsi per il rifornimento e la manutenzione del caso vedendoli arrivare da lontano.
“In realtà, in quel periodo, la Casa di Borgo Panigale non aveva bisogno di impegnarsi troppo nelle competizioni, perché non c’era ancora la mentalità odierna, che vede le corse come mezzo per promuovere il prodotto di serie. – spiega Del Biondo – L’azienda era proiettata verso la motocicletta stradale, tant’è che un bel giorno, al rientro da una gara sul circuito di Modena nella quale era stata portata a battesimo una 250 Trialbero costruita in esemplare unico, il Direttore Generale di allora chiamò Taglioni e lo sgridò, dicendogli che l’impegno nelle corse non doveva in alcun modo rallentare la produzione, al punto che gli avrebbe fatto distruggere la 250 Trialbero! Naturalmente, l’Ingegnere si arrabbiò moltissimo, prese tutti i suoi disegni e li portò a casa. Per questo, quando ci siamo conosciuti, ho potuto avere accesso ai progetti originali, compreso quello della Marianna.“
In Italia abbiamo avuto personaggi straordinari, che pur non avendo
studiato possedevano un cervello fuori
dal comune
In tanti anni di attività nel campo del restauro e delle lavorazioni meccaniche, Massimo ha avuto l’onore di lavorare anche per la Ferrari, partecipando alla ricostruzione di alcune vetture di Formula 1, compresa quella di Niki Lauda, e ogni volta che gli capita di mettere le mani su questi autentici gioielli dell’ingegneria nostrana, piuttosto che soffermarsi sui dettagli tecnici del suo lavoro, sottolinea sempre la genialità delle persone che si celavano dietro quei progetti.
“In Italia c’erano delle figure straordinarie, solo che molti non lo sanno. – è sempre Del Biondo a parlare – Gente che magari aveva la quinta elementare, ma dotata di un cervello incredibile! Lo stesso Taglioni, naturalmente, fa parte di questa cerchia, ma oltre agli ingegneri avevamo anche numerosi tecnici e meccanici di grandissimo valore. Basti dire che il profilo degli alberi a camme veniva fatto con la lima! Anch’io ho avuto l’occasione di provare a fare una cosa del genere e posso garantire che non è stato per niente facile, oltre ad aver richiesto un sacco di tempo. Loro invece erano dei veri artisti, dei maestri!“
Questa Marianna, dunque, oltre a essere una bellissima moto d’epoca e un oggetto ambito dai collezionisti, rappresenta un pezzo importante della nostra cultura, la testimonianza di una generazione di ingegneri e meccanici che forse non ha avuto pari in nessun’altra parte del mondo, in nessun altro periodo storico.
Foto Enrico Schiavi
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Ducati 125 da GP con telaio Reynolds
Vi presentiamo il risultato del restauro, effettuato da Massimo del Biondo, su di una Ducati 125 con telaio Reynolds.