Niente male come coraggio, vero? Pensare di elaborare una moto che già di per sé aveva più della showbike che della moto di produzione di serie è un’operazione che potrebbe far pensare a un azzardo, anche perché di quella moto ne sono state costruite solo 2000 esemplari, quindi metterci le mani sopra è compito da far tremare i polsi.
Inoltre, un progetto del genere sottintende che si pensi di far meglio di Pierre Terblanche, responsabile del design di molte Ducati prodotte nei primi anni di questo secolo.
Qualche malizioso potrebbe dire che non ci voglia molto, del resto è ben noto come le opere del designer sudafricano, a parte la Supermono, siano sempre state molto dibattute; o incontrano un’ammirazione totale o attirano critiche terribili.
Il suo merito, insomma, è quello di aver creato moto che non passano certo inosservate, ma che coinvolgono i motociclisti in discussioni senza fine!
Visto che comunque non è mio compito dare giudizi definitivi su argomenti così scivolosi, non vi metto a conoscenza del mio pensiero in proposito, ma piuttosto apprezzo il coraggio degli amici della Onehandmade che si sono imbarcati in tale impresa.
A dire il vero, però, dovete sapere che il titolare dell’officina, il signor Chun Hung, ha fatto di tutto per dissuadere il facoltoso proprietario della moto dal modificare la sua MH 900e.
A quanto pare, chi era già stato abbastanza fortunato da poterne avere una nel suo garage, non apprezzava abbastanza il fatto che ci fossero altre 1999 persone in giro per il mondo che avevano la moto uguale alla sua!
Ne consegue, che i nostri amici taiwanesi hanno deciso, come da mentalità orientale, di avvicinarsi a tale impresa, con la massima umiltà e riverenza.
Tale filosofia, come potete valutare dalle foto, non li ha però esentati da trasformare abbastanza radicalmente l’opera di Terblanche, che rimane comunque ben identificabile anche al primo colpo d’occhio.
Questo, del resto, era il loro obiettivo, ovvero far sì che chiunque guardasse la moto capisse al volo di trovarsi di fronte a una MH 900e: modificare senza stravolgere, elaborare senza perdere identità, quindi.
Chun, del resto, è più che capace di costruire bellissime motociclette e se non mi credete visitate pure la sua pagina facebook dove si possono ammirare tante bellissime custom, fra l’altro realizzate producendo in proprio molte delle parti speciali che le compongono.
In questo caso, però, la sfida era molto impegnativa, perché il suo punto di partenza era appunto una moto che lui ammira moltissimo, un dato che non ha fatto altro che aumentare la tensione.
Insomma, iniziare il lavoro partendo da una base considerata già uno schianto ha reso ancora più complicata la sfida.
Come detto, il talento di Chun sta proprio nella lavorazione dei metalli e spesso passa direttamente alla modellatura delle parti senza aver prima realizzato un progetto o uno schizzo come base del suo lavoro. Questa volta però no, la posta in gioco era troppo alta, quindi ha preparato una serie di disegni che gli sono serviti per avere ben chiare le idee.
Una volta deciso il nuovo design, Chun ha sostituito tutta la monoscocca di serie della MH 900e a favore di una carrozzeria interamente in alluminio, tutta realizzata a mano, che comprende appunto cupolino, serbatoio, sezione di coda e vasca. Posso ben dire che abbia realizzato un vero capolavoro, tanto che sembra uscita di fabbrica, considerate le proporzioni fra i due lati e la perfezione dei collegamenti fra le varie parti.
Un risultato veramente di livello, tant’è che molte persone, ammirando la moto, chiedono se le sovrastrutture siano in fibra di carbonio o vetroresina. Quando la risposta è “alluminio” in pochi credono a Chun, tanto che si trova costretto a tirar fuori il cellulare per mostrare loro le foto relative alla realizzazione della carrozzeria in alluminio.
Dubbi che hanno fatto pensare al titolare della Onehandmade che forse verniciare il tutto non sia stata una buona idea!
A mio modestissimo avviso, questa bella special appare, con la sua nuova veste, più lineare ed equilibrata dell’originale, forse anche leggermente più aggressiva; inoltre, mi sembra che sia apprezzabile come sia stato rispettato l’input di partenza, ovvero come conservi echi precisi del design originale.
Se l’intenzione di Terblanche era quella di fornire un’interpretazione contemporanea di una moto classica (ovvero la moto con cui Mike Hailwood vinse il TT), Chun ha realizzato la versione contemporanea di una moto che ha comunque vent’anni e che quindi, a suo modo, era già diventato un classico.
Discorso che fa venire un leggero mal di testa? Ok, lasciamo perdere, sappiate però che con questa special Chun si è presentato a quello che molti definiscono il campionato mondiale dei preparatori, ovvero l’AMD, e la sua moto si è piazzata al quarto posto nella classe Cafe Racer: un grandissimo risultato.
Dopo tanti discorsi, mi dimenticavo quasi di scrivere le specifiche tecniche della moto, ma del resto quella che vi ho raccontato è una storia interessante!
Rimedio comunque subito, facendovi sapere che il faro anteriore si trova in un alloggiamento in alluminio fatto a mano, mentre il fanale posteriore è costituito da strisce Led accuratamente inserite nelle curve del codone.
Chun ha poi messo a punto un sistema di scarico completamente in titanio che serpeggia attraverso il telaio e il puntale, prima di uscire, con un unico terminale, da sotto la sella.
La ditta Kingsman Seat ha realizzato il bellissimo rivestimento in pelle di quest’ultima, mentre della verniciatura complessiva, caratterizzata da un caldo colore rosso cupo, si è occupata la Incross Custom Art.
Ma il lavoro di Onehandmade va ben oltre le semplici modifiche estetiche: ecco che quindi la forcella è ora una Öhlins prelevata da un Monster 1100 S, mentre dietro abbiamo un ammortizzatore Öhlins Stx46; della stessa marca anche l’ammortizzatore di sterzo.
Per completare l’elaborazione, sono stati installati i freni Brembo di una 1098, pneumatici Pirelli Diablo Supercorsa e una frizione STM.
Le pedane sono della giapponese Aella, mentre la bellissima piastra di sterzo è stata realizzata all’interno della Onehandmade, mentre gli indicatori di direzione e il tachimetro sono di Motogadget.
A me non resta che il piccolo rammarico di non aver visto salire sul podio una moto così bella nel seppur prestigioso e combattutissimo contesto dell’AMD: i giudici avrebbero dovuto tener conto del nome scritto sul serbatoio e forse anche conoscere a fondo al storia della Mike Hailwood Evoluzione: a questo punto, qualunque fossero le altre pretendenti al titolo, non avrebbero potuto far altro che dare la palma a questa opera “Made in Taiwan”!
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