Si sa come vanno le cose in questi casi: si compra una vecchia moto, proprio quel modello che ti piace tanto, poi si inizia a rimetterla a posto, poi a farci qualche modifica qui è là e infine ci si fa prendere un po’ la mano!
E’ proprio quello che è successo ai nostri amici inglesi Linda e Paul della November Customs con il loro Scrambler 350 del 1974, acquistato appena importato dalla Spagna nel 2016.
E’ successo così, con una prima modifica alla parte terminale del telaio, giusto perché lo stesso seguisse una linea retta continua, invece che rialzato appunto nella zona finale, quella della sella.
Poi è venuto spontaneo mettere mano al parafango posteriore, per far sì che fosse posizionato più in basso, più avvolgente allo pneumatico. Purtroppo, poi, la base della sella era completamente arrugginita: quale migliore occasione per rivederne le forme e provvedere a una nuova imbottitura rivestita di cuoio nero?
A questo punto era decisamente difficile fermarsi, in quanto ormai le idee erano chiare su come trasformare il vecchio Scrambler; è arrivato così il passo successivo, che ha visto l’eliminazione del filtro dell’aria, sostituito con un semplice cornetto di aspirazione in alluminio, dotato però di un’apposita rete per evitare che detriti e altro entrassero nel carburatore.
Il carterino sulla testa, con il rinvio del contagiri, è stato eliminato e sostituito da una cornice in alluminio con coperchio trasparente in perspex, così che la coppia conica possa essere sempre in vista: certamente uno spettacolo perfetto!
Sempre in tema di motore, questo è stato completamente smontato e rimesso a posto. I carter sono stati sabbiati, poi rifiniti con una mano di vernice nera satinata: stesso trattamento per cilindro e testa.
In realtà, all’inizio l’intenzione era quella di cromare i carter motore, ma purtroppo il risultato non è stato all’altezza delle aspettative, quindi si è decisamente puntato sul nero lucido. Stesso colore anche per telaio, forcellone e ruote.
I collettori di scarico sono rimasti quelli originali, mentre il terminale prescelto rappresenta certamente una scelta un po’ controversa: Linda e Paul sono consapevoli che molti non saranno convinti di questa opzione, così come quella di rivestire i collettori con apposito nastro termico, ma a loro piace così, in quanto sono convinti che queste scelte non compromettano l’aspetto generale della moto.
In sincerità, anche a noi non dispiace il terminale, in quanto poco ingombrante e comunque di forma classica, ma ovviamente ognuno ha i suoi gusti!
Altro tema di discordia è stato quello relativo alla scelta delle grosse gomme Firestone, certamente inusuali su uno Scrambler degli anni Settanta, ma anche in questo caso vale il discorso fatto prima: questa moto è stata fatta per utilizzo personale e a loro piace così, una scelta che potremmo definire come di personalità!
Resta il fatto, poi, che sono sempre disponibili un paio di gomme più tradizionali per modificare la moto se ne avranno voglia e ne sentiranno l’esigenza!
Il serbatoio è rimasto quello originale, anche se è stato leggermente rialzato con dei supporti nella parte posteriore in modo che fosse parallelo al terreno. Poi, insieme ad altre parti della carrozzeria, è stato verniciato in una bella e calda tonalità bordeaux, con la parte centrale dello stesso in bianco e adesivi originali Ducati.
Sempre in tema d’epoca, le pedane si sono guadagnate due poggiapiedi in gomma con la scritta Ducati.
Passando alla ciclistica, bisogna notare come qui siano state apportate le modifiche più significative, tanto che ora la forcella è una WP proveniente da una KTM di attuale produzione.
Il cannotto di sterzo originale, con poche modifiche, è stato facilmente adattato alle nuove piastre di sterzo, con la piacevole successiva scoperta che, volendo mantenere le ruote dello Scrambler, il loro perno ruota si adattava perfettamente alla nuova forcella: lo stesso diametro! A quanto pare era destino che tutto si dovesse accomodare in modo così semplice!
Il fatto poi di non usare l’impianto frenante della KTM ha significato l’eliminazione dei piedini della pinza radiale dalla forcella, nonché di altri supporti, così da doverla rinnovare esteticamente, ma anche internamente con nuovi liquidi e guarnizioni.
È stato poi realizzato un supporto che si aggancia alla forcella e blocca il freno a tamburo in posizione.
All’inizio non c’era l’intenzione di dotare la moto di un parafango anteriore, ma, con il senno di poi, è stato deciso che ne serviva uno, anche se di piccolissime dimensioni!
Per il resto del progetto, Paul e Linda hanno mescolato parti originali con altre restaurate, come ad esempio è successo per il faro anteriore e posteriore, che sono originali, ma sono stati aggiornati con nuove luci e parabole.
Il fanale posteriore ha visto il suo supporto verniciato a polvere, mentre il faro anteriore è stato ridipinto e montato su nuove staffe.
Il ponte di comando vede protagonista un manubrio Renthal, leve aftermarket e nuovi cavi. Inoltre, volendo mantenere il manubrio il più pulito possibile, gli interruttori sono stati spostati sul telaio, sotto la sella. Anche il tachimetro è nuovo, della Smiths, ma è in stile d’epoca.
Da sottolineare come tutto il lavoro, l’assemblaggio e la messa a punto siano stati effettuati all’interno della November Customs, come da tradizione.
Linda e Paul hanno definito il loro lavoro come Restomod, un termine anglosassone che indica un restauro effettuato utilizzando componenti moderni su una base d’epoca.
Alla base di questa pratica, c’è l’idea di abbinare al look vintage performance e prestazioni di guida simili a quelle delle moto moderne, modificando appunto sospensioni, sistema frenante e così via.
In realtà, i nostri amici non sono tanto convinti che il loro Scrambler rientri in toto in questa categoria: “Non siamo sicuri che avremmo dovuto definire questo lavoro come un Restomod, in quanto il risultato finale non è certo vicino a quello di un originale e messo accanto a un modello d’epoca le differenze saltano all’occhio, anche se per noi è immediatamente riconoscibile come una Ducati 350”.
Resta il fatto che siamo davanti a un’interpretazione ricca di personalità e carattere, forse per questo difficile da inquadrare in una specifica categoria.
Resta evidente però la ricerca, a nostro avviso riuscita, di un equilibrio tra la personalizzazione della moto e il restare in contatto con il suo mondo, la sua storia e le sue origini.