Trattiamolo come fosse un’entità viva questo Campionato del Mondo per le derivate di serie. Trattiamolo come fosse un corpo vivente, che esiste per i sussulti e la vitalità dei suoi organi interni. Vive di uomini, riuniti in squadre, come fossero cellule. Esiste grazie all’organizzazione che c’è dietro, che ne fa da scheletro. Vive dei piloti e delle loro moto, i protagonisti principali, quelli che – anno dopo anno – ne delineano e ne fissano i lineamenti visibili. Ha per habitat naturale i circuiti di tutto il mondo, ma trascorre il proprio periodo di gestazione nei reparti corse delle Case e delle squadre che saranno chiamate a comporne l’anima.
È il WorldSBK ed è il protagonista assoluto di se stesso. Potremmo trattare nel solito modo, assegnando cioè una verosimile esistenza propria, a qualsiasi disciplina sportiva, qualsiasi serie, a qualsiasi livello, ma a noi interessa questa. È un gioco divertente fare finta che un campionato sia un elemento vivo, perché ci permette di trattarlo sotto una nuova luce. Innanzi tutto – lo abbiamo accennato – può cambiare la sua fisionomia, in base a chi siano di volta in volta i suoi organi protagonisti, può essere estremamente vitale, grazie alla competizione fra questi, oppure trascinarsi stancamente per la prepotenza esclusiva di un dominatore assoluto che, senza rivali, lo porta a chiudere una sua stagione, un suo ciclo periodico fatto di un anno di gare, senza emozioni e senza sorprese, nello scorrere piatto di una vita tranquilla e senza sussulti. I piloti e le moto girano intorno, come il sangue nelle sue vene e dipende dal loro impeto, dal loro vigore, dare alla fine le sembianze al volto del campionato. Ne resterà solo uno, come sempre, come tutti gli anni.
Il volto finale del nostro essere immaginario può svelarsi da subito, oppure rimanere in bilico e mutare repentinamente nel corso di una stagione, o anche, come sta succedendo quest’anno, rimanere celato, nascosto e impastato della miscela di colori dei suoi protagonisti, fino a che, inevitabilmente, uno di loro la spunterà sugli altri e gli presterà il proprio volto . Ed è così che sta succedendo quest’anno: forse alla fine sarà rosso, o verde… senza trascurare il blu, non ancora. Il Mondiale Superbike ci parla e ci racconta, ancora una volta, dei suoi componenti migliori, dei suoi pretendenti principali: Alvaro Bautista, con la sua Ducati rossa, Jonathan Rea, con la propria Kawasaki verde e Toprak Ratzgatlioglu, a cavallo della Yamaha blu che lo fece prevalere l’anno passato. A Most, in Republica Ceca, ancora loro, ancora lo splendido equilibrio fra di loro ha pervaso il WorldSBK di energia vitale, lo ha saturato di adrenalina, ne ha gonfiato i muscoli e reso il fiato corto.
La notizia – se vogliamo – è che in Gara 1, tra loro sia riuscito ad inserirsi quello che potremmo chiamare elemento estraneo, lo Scott Redding in sella alla BMW bianca che, prendendosi con merito il terzo posto, ha “inquinato” il sublime gioco a tre. Sì, perché se da una parte sia auspicabile che si affaccino alla ribalta altri protagonisti (uno splendido Axel Bassani si dimostra sempre più vicino, Rinaldi da segnali tutto sommato positivi), l’altro aspetto è la voglia di non vedere turbata quella lotta a tre che ci emoziona così tanto: è una contraddizione questa, il trovarsi in bilico tra due voglie diverse, ma è quanto ci sentiamo di dovere come tributo a quei tre piloti che si dibattono senza risparmio e che fissano, uno per gli altri due, il livello di quanto si debba eccellere. Così, a parte il terzo posto di Redding, il podio nelle tre gare di Most è ancora la sede del loro club esclusivo, territorio loro.
Bellissimo Bautista vincitore in Gara 1, e indomito – anche se staccato in classifica – Razgatlioglu dominatore della Superpole Race e di Gara 2, con Rea che non molla, e concede agli altri due il minimo possibile. Sono loro l’anima, il soffio vitale, del Campionato di quest’anno, che vive senza respiro come un atleta che stesse dando il massimo del proprio potenziale. Un vivere in bilico tra la certezza dei tre e l’altrettanta sicurezza che nulla, nella sua vita, nel suo ciclo, possa essere scontato. Guardatevi le gare – non occorre raccontarle – e godetene fino alla fine: ne vale la pena. Il WorldSBK vive di corsa ed è lui, grazie ai tre, il protagonista assoluto.
SBK a Jerez: avanti tutta!
A Jerez de la Frontera, seconda tappa del campionato SBK, si ri-accende lo spettacolo con Ducati protagonista. Doppietta di Redding e secondo posto in gara 2 per Davies.
Doug Polen: campione del mondo SBK su Ducati nel 1991 e 1992
Doug Polen, lo statunitense che si è concesso il lusso di vincere il Mondiale Superbike in sella a una Ducati privata nel 1991 e di bissare da ufficiale l’anno successivo.